martedì 11 agosto 2015
Infanzia cattolica.
Come tutti al mio paese anche a me è toccato di essere inserito tra i cattolici. Così mi portavano in chiesa dove io mi annoiavo a morte e stavo malissimo passando tutto quel tempo immerso nella ripetitività della messa. Così, per sopravvivere, mi estraniavo e fantasticavo pensando a tutt'altro in attesa di poter far qualcosa all'agoniato gesto di pace. E già li nascevano i primi sensi di colpa per non stare attento, come se io non andassi bene così com'ero.
La cosa che trovo più brutta del cristianesimo è questa idea che ti fissano in testa dicendoti di essere sbagliato, di essere nel peccato originale, di peccare continuamente e di aver bisogno di essere salvato.
E qui arrivano i primo non-sense; vieni da chiedersi che ne è di coloro che sono venuti al mondo prima di Gesù il Cristo. Già perché ti insegano che lui arriva a salvarci ma quelli che sono vissuti prima? E quelli che sono vissuti in America prima dell'arrivo di Colombo e dei missionari spagnoli? Insomma fottuti senza nessuna colpa.
Poi più si va avanti più i non-sense aumentano fino a che non si comincia a diventare atei. Perché la vera trappola del cristianesimo è nello spingerti a fare una scelta tra due opzioni: o sei credente (che poi inconsciamente nella mente diventa un sei cattolico) o sei non credente (ovvero ateo). A parte qualcuno che se ne sta a metà e diventa agnostico per gli altri si finisce dentro alla trappola delle due opzioni; e se ci fossero altre opzioni?
Per me quelli furono anni difficili diviso tra il mio essere che nel suo intimo era un convinto credente e la mia ragione che mi faceva presente tutta l'insensatezza della costruzione cristiana. Ricordo molte delle mie domande: ma se Gesù faceva i miracoli, se i suoi discepoli facevano miracoli perché i preti di oggi non fanno più miracoli?
Così vennero le prime crisi esistenziali e quel senso di vuoto angoscioso che provavo ogni volta che mi ritrovavo in chiesa. A ciò reagii facendo la cosa più razionale che si possa fare: informandomi. Per cui ad appena 17 anni andai in una libreria e mi comprai una bibbia. La cosa era così inusuale che mi venne chiesto se era per studiare e quando dissi di no lessi lo stupore nella gestrice della libreria.
Così mi sono messo a leggermi la bibbia senza nessun prete o pastore, così un po' alla volta mi sono fatte le mie idee e ho cominciato a vedere il cattolicesimo nella giusta ottica: come una tradizione come tutte le altre. E un po' alla volta ho capito che la pretesa dei cristiani di affermare di avere loro la verità in mano, di essere nel giusto immersi in un mondo di gente che è nell'errore è in fondo semplicemente una grande bestemmia contro Dio.
Perché se c'è una cosa di cui sono certo è che la conoscenza di Dio non appartiene a un solo credo e non è così semplice da essere contenuta in un libro: semmai una tradizione può fornire solo qualche pezzetto del grande puzzle della sapienza che però acquista significato solo se messo vicini altri pezzi del puzzle.
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Concordo che ragazzi intellettualmente ambiziosi considerano inaccettabile il compromesso di supportare le tradizioni cristiane per il loro valore sociale ed evolvere indipendentemente la propria spiritualità su vie più alte e complesse (che solo parzialmente e ad alto livello si sovrappongono al cristianesimo).
RispondiEliminaMa la cosa, per me, ha senso e in questi anni può girare molto bene: la noia di qualche messa si sopporta meglio di tanti altri fastidi quotidiani.
In altre religioni la forzatura dentro\fuori mi sembra spesso più forte che in quella cristiana dove ormai è relativamente blanda e, mi immagino, dovuta a dinamiche comuni ad altre religioni (garantire sopravvivenza e ordine del gruppo).
Tra le poche cose che riesco, a volte, a leggere, apprezzo molto il pensiero di Vito Mancuso che per me sta facendo un grande lavoro per tenere insieme cristianità e scienza chiedendo ad ognuno un piccolo passo indietro in modo da affiancarsi senza pestarsi i piedi. Se hai tempo trovi anche molte conferenze su youtube.
La noia per me è sempre più insopportabile col passare degli anni; preferisco starmene fuori dalle chiese ma continuo a sentire l'esigenza di poter partecipare a qualche sorta di rito collettivo
RispondiEliminaNon conoscevo il pensiero di Vito Mancuso e sono andato a leggiucchiarmelo un po' su wikipedia. Ma non credo che si possa tenere insieme cristianesimo e scienza.